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Dettagli in vetro di Murano

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Nella straordinaria cornice della laguna,

Murano è la cittadina veneta il cui nome

è da secoli legato alla produzione del vetro.

Un gruppo di cinque isole separate

da pittoreschi canali e collegati da ponti,

custodisce il segreto dell’arte vetraia

più famosa al mondo.

Storia e origini dell’antica arte del vetro

Le origini dell’antica arte del vetro di Murano sono antichissime, ritrovamenti archeologici di frammenti presso l’isola di Torcello, sul versante settentrionale della laguna veneta, e nell’isola di Murano, testimoniano che tale attività era già diffusa nel VII secolo a.C., le più antiche fornaci si trovavano proprio sul territorio di Torcello. Intorno all’anno Mille le fornaci erano diffuse per lo più a Venezia, dove il rischio di incendi era continuo, dato che le costruzioni erano costruite in legno. Pertanto, sul finire del 1200, il Doge decise di spostare tutte le fabbriche a Murano, il suo intento era anche quello di concentrare le fornaci e i maestri vetrai per poterne controllare meglio l’attività, così da proteggere i segreti della lavorazione del vetro che aveva già conquistato i mercati e alimentava l’invidia di molti. Erano non poche, infatti, le potenze straniere che volevano fare concorrenza alla produzione veneziana, ma non ne conoscevano le tecniche. Con il trasferimento di tutte le fabbriche a Murano, nasceva la prima area industriale: l’editto dogale promulgato dal doge Tiepolo, dichiarava l’isola di Murano come tale.

I Maestri vetrai, nel XIII secolo erano una categoria apprezzata, ma anche molto sorvegliata e protetta, pur di custodire il segreto delle tecniche di lavorazione del vetro, a essi era vietato espatriare, mentre era vietata l’importazione di vetri stranieri. Ecco perché, nei secoli, l’artigianato del vetro di Murano è rimasto unico e inimitabile al mondo.
A proposito del divieto di espatrio, si racconta di un maestro vetraio, Gerolamo Barbin, che fu condannato a morte dalla Serenissima per aver lavorato in Francia, alla galleria degli specchi di Versailles, nel 1665; la condanna gli fu poi revocata e gli fu concesso di ritornare a lavorare a Murano, perché ritenuto molto abile. Il XVII secolo era il periodo in cui la produzione degli specchi veneziani aveva raggiunto il culmine, mentre nel XVI secolo l’artigianato del vetro aveva affinato le tecniche, migliorato i materiali, perfezionato le forme, i vetri soffiati erano sempre più sottili e raffinati, molto richiesti e adatti ad arricchire le tavole dei ricchi europei con bicchieri e bottiglie di pregiata fattura e le sale dei palazzi con eleganti lampadari.

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Maestri Vetrai

La lavorazione del vetro di Murano

Ogni anno milioni di turisti visitano l’isola incuriositi e affascinati dall’abile maestria degli artigiani e dai preziosi e colorati oggetti realizzati. Il vetro è ricavato da sabbie silice sciolte ad alte temperature, secondo un processo molto complesso. Alla sabbia silicea si aggiungono altri composti che aiutano la lavorazione, come ad esempio la soda, utile ad abbassare la temperatura di fusione, la calce, il carbonato di potassio, il nitrato di sodio, ecc. Le diverse colorazioni sono dovute all’aggiunta di ossidi metallici. Il composto, dato dalla miscela di tutti questi elementi, va in forno a circa 1400°, si ottiene, in tal modo, una pasta incandescente e malleabile che gli artigiani plasmano con adeguati strumenti al fine di realizzare infinite forme. I vari prodotti realizzati a Murano nascono sia dall’applicazione di tecniche antiche che moderne, la tradizione artigianale insieme al gusto moderno dà forma a preziosi oggetti.

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Lavorazione avventurina

Antiche tecniche tramandate nel tempo

Una particolare tipologia di vetro, detta “avventurina”, si ottiene aggiungendo al vetro fuso, dosi di calcina di piombo o di stagno, ossido di rame e di ferro, che fondono insieme al vetro e si trasformano in forme cristalline. Si ottiene, quindi, una pasta vitrea traslucida dai colori rossastri e bruni con all’interno cristalli metallici brillanti. Questa lavorazione risale al XVII secolo, inventata a Murano, la più antica definizione è quella del vetraio seicentesco Giovanni Darduin. L’impasto vitreo ottenuto è lavorato realizzando pietre dure lucidate o con le tecniche tipiche di scultura e soffiatura.

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MURRINA

La murrina e le perle vitree

Tecnica ancora più antica della soffiatura è quella denominata murrina. Abbandonata e poi recuperata solo nel XIX secolo, la lavorazione consiste nella fusione, in forni ad alta temperatura, di tessere monocrome e sezioni di canna vitrea policroma, disposte in modo da formare un preciso disegno e ottenere una superficie molto colorata. Questo tipo di lavorazione è, ad esempio, alla base di quella produzione artistica dedicata alla bigiotteria e agli allegri decori per la casa che affascinano tantissimo per i loro colori e sono molto apprezzati come oggetti souvenir, ricordo di un viaggio a Venezia e a Murano. Invece, perline arrotondate o a spigolo vivo sono ottenute sezionando lunghi tubicini forati, oppure sono realizzate con la lavorazione detta “a lume”. In questo caso, una canna vitrea, ammorbidita dal fuoco che fuoriesce da un cannello, è avvolta intorno a un tubicino metallico, così da realizzare la perla con la forma desiderata. Successivamente, la decorazione viene realizzata con vetro policromo.

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ACCESSORI IN VETRO DI MURANO

Rifiniamo ogni dettaglio al massimo

Ci sono troppi momenti da ricordare in una vita intera, ma sentirsi a casa significa possedere quella esilarante sensazione di leggerezza che solo oggetti da collezione, unici e grandiosi, riescono a trasferire. Possederli significa essere scelti per desiderarli appagandoci della loro bellezza in un miracolo di genio e squisitezza.

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